D’amore, lucidi, nel cassetto, ad occhi aperti, in una notte di mezza estate. E sta a te portarli dal reame al reale. Sono gli apostrofi a permetterti di fare la differenza: tra limitare i sogni e l’imitare i sogni, tra desistere e d’esistere, tra l’anormalità e la normalità.
Distinguiamoci quindi non per i segni, ma per i sogni particolari.
Sogni. S’ogni volta che avessimo avuto un chiodo fisso c’avessimo appeso il quadro della situazione, avremmo pareti dove l’odio su tela, il pentimento e la pittura a (s)tempera lascerebbero il posto allo sfumato, non il sogno, ma il contorno, per non definirne i limiti.
Sogniamo. S’ogni amo fosse stato detto a una persona invece che lanciato a un pesce, avremmo più principi e meno princìpi, più rospi da baciare e meno da ingoiare, più abbracci di ferro e meno braccio di ferro.
E sebbene io parli solo del più e del meno, qualche risposta la conosco:
– Penso, dunque so? No.
– Come vorrei morire? Dalla voglia.
– Alla resa dei conti? Conta chi resta.
E’ il momento di decisioni da cui farsi prendere, col sorriso, che è una scelta non di leggerezza, ma di coraggio.
E i sogni lasciamoli.
Ma non andare.
©Gloria A 2015