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Porte.

E’ importante che la porta porti, altrove.
Da una parte, ad esempio, nell’ovunque: dove invece che sopportarsi, gli uomini si supportano a vicenda. Dove ogni giorno dal porto le navi partono per il mare aperto. Dove l’indifferenza si deporta e l’amore si importa.
Potrei continuare, ma mi fermo qui. Che a volte, chi si ferma non è perduto, ma semplicemente arrivato e sta cercando le chiavi per entrare.

Il problema con le porte è se bussa qualcuno. Ti senti pronto? Che rapporti vuoi?
E una volta aperto, dove andiamo? Al punto. Che è facile da scrivere, molto più difficile da mettere.
Ma è inutile chiudere porte se si continua a guardare dallo spioncino.

Se ci accontentiamo di poco tenderemo a darci ancora meno.
Arriva il momento in cui non ci basta più quello che non è e iniziamo a rimetterci in forma: smettiamo col tiro a indovinare e il tiro conclusioni affrettate e iniziamo ad allenare il cuore, che a usarlo, non si forma alcun acido, neanche quello lattico.

I portali servono a far andare le parole di pari passo con i fatti, altrimenti restano chiacchiere.
– Quindi dove andiamo?
– Al dunque.
E se ogni volta che chiudi una porta ti si apre un portone, cambia casa, che forse non è cosa. E lascia fare al caso.
Sono certa che abbia un piano per ognuno di noi.
E presto ce lo farà suonare.

©Gloria A 2016

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